Alla ricerca dell'io perduto

Alla ricerca dell’io perduto (riflessioni del 26/06 /13 ) una mente parte 1
da Fedez
Non credo esista uno stile di vita basato sulla menzogna costante e incontravvertibile, radicata in ogni ruolo di un certo individuo a regolarne le relazioni sociali; seppur un istinto irrefrenabile mi spinga ad applicare i precetti di questo credo insensato e innato, frutto dell’insoddisfazione e del prodotto di un’incertezza oscura in cui mi pare di brancolare,quale la disperazione,  la verità è che non v’è spirito tale da lasciarsi travolgere da impulsi così poco raccomandabili e così ampiamente redarguibili,su questa terra. non esiste un’altra me,a desiderare di solcarne i così remoti e ignoti confini,fino al limite della coscienza e del buonsenso;e forse mai tal creatura potrà veder la luce,se non ad insaputa di colei sulla cui essenza potrà venir plasmata una materia sittanto affine,se non a MIA insaputa. perchè l’atto di mentire è parte di me a prescindere. a volte credo d’esser io stessa il frutto d’ una omissione o,forse,di una bugia fine a se’stessa. e dubito che altre vite potranno dipendere più ampiamente dall’inganno che nel mio caso. io reputo d’esser unica,perchè oltre me’stessa,il mio riflesso,nulla può assomigliarmi così profondamente e genuinamente. non vi sono proiezioni animate d’un anima o d’un corpo le quali non siano indissolubilmente legate a quel che è autentico. forse il futuro avrà la capacità di duplicarci spiccatamente com’ora non possiam aver la pretenzione di figurarci,il futuro illuminare la propria progenie senza che ciascuno personalmente possa esser in grado di identificarla e riconoscerla per il suo status naturale.ciò che mi turba e mi conduce ad una intensa riflessione su quanto il falso sia inglobato  nel mio essere e prema sulle fila di quell’ordito che è l’ego ch’io ho perduto,è il fatto che ho sempre praticato una deformazione della verità per il gusto di agire in siffatta maniera,ancor prima d’esser onesta. è come se mi rigenerassi nel perseguire il deprecare la mia conoscienza della realtà a danno d’altri.ciò ha l’effetto pressante e costante di inquietarmi. la mia inclinazione a mascherare e seppellire nel mio intimo la mia delusione nel constatare la linea tediosa e immutata dell’umana sopravvivenza,così interessata da non risultare mai propriamente esistenza degna di simil titolo aulico e immortale. io sento diffondersi nel mio pensiero la percezione di una vita che non manca occasione per respingermi,senza mutar condotta,fino ad annoiarmi e consentirmi di detestarla.indi divulgo le fantasticherie che appagan la mia fame di esteticasmente mirabile,inventivo,nuovo.per negare al mondo la truce visione d’una vita umile,sciatta e decadente,pur di non consentir ad altri cuori di fremer di indignazione verso uno scenario così fosco e nauseabondo.per amore sconfinato del prossimo,ma avversione verso me’stessa. per non mostrare una quotidianità troppo spoglia e iintoccata dal bacio della allegria e della spensieratezza giovanile. una routine di pensieri,malumori,sospiri, incomprensione e solitudine…che ciascuno intende spezzare come mio rifugio di incosciente prigionia,mio cantuccio a cui mi piego e a cui mostro la mia gratitudine per un angolo buio solo per me offrendo il meglio di me’stessa,consumando la freschezza dei miei tratti pur di potermi struggere con quesiti desolanti ma che sono impellenze inprorogabili del mio intricato sistema.e seppur io poss realizzare codesto dannoso vincolo alla mia felicità, io mi ancoro al pensare e perciò esistere. non sopravvivere,come tutti gli altri…ESSERE. cogito,ergo sum.unde origo,inde salus. ove è l’origine,ecco, lì v’è la salvezza. ma dov’è la mia origine?e dove è collocata,quindi,la mia salvezza? l’ho capito rileggendo il mio sfogo.lo capiremo tutti,prima o poi.ma non mai. io nacqui dal bisogno di ripristinare gli antichi splendori morali relegati a ripetizione sconquassante  di un eco perenne e angoscioso.fui istituita per portare beltà anche dove non ve n’è mai stata. fui modellata al fine di descrivere i miei punti di vista ottimistici senza che mi fosse richiesto,per definire nel dettaglio l’universo che si presentava nella luce filtrata dai miei occhi.per mentire.e non sempre candidamente. per avere il potere di ferire o alleviare un grande dolore,dando conforto opportuno. per stupire,incuriosire,trovare ammirazione e rispetto. che con il fardello dei miei sensi di colpa,a capo chino,non ho saputo realmente e dignitosamente conoscere e apprezzare.da un male torbido,si può scindere un bene illimitato.ma pericoloso e irrivelato. da cui risulta altrettanto ampio onore. apparenza.miraggio.caligine che confonde le menti deboli.ma non la mia salda coscienza.figlia di un raziocinio forse troppo devoto

Hurts of desperate passion (ferite di disperata passione)

introduzione

I versi seguenti,composti in lingua originale inglese,descrivono la sofferenza nostalgica data dalla separazione di una donna fragile dal proprio ardente e spietato oggetto di venerazione,verso cui nel suo animo divampa un attaccamento viscerale,quasi patetico,ma genuino, che determina la propria dolorosa sopravvivenza.ella sente il distacco dal suo spirito come fosse la morte incombente e meschina,seppur ciò in realtà allenti l’oppressione costituita da quella devozione sentimentale che la priva d’armonia e libertà,fino a umiliare la sua indole fedele e ingenua. ella si sente in balìa del vortice inestinguibile dell’eterno silenzio,di una immutabile solitudine,con i suoi piani per disgregare l’essenza del proprio ego,come fosse un tuono solenne e minaccioso che insegue ciecamente,struggendosi,il bagliore del distacco amaro,il quale sfrutta la propria rapidità per bruciare più forte ma consumare più lentamente l’avversario.entrambi per turbare la invidiabile compostezza del cielo. così si disperdono le memorie,le gioie e le speranze della creatura,la quale capacitandosene si colpisce per crogiolarsi in quel suo dolore acuto ma essenziale liberatore.sempre pensando al proprio sospirato,strategico aguzzino:il destino,che comanda ciò che è frutto di asetticismo e cinismo,nonchè egoismo profondo. grazie a cui l’eternità è troppo duratura per rovinare solamente la di lei sopravvivenza,come il lampo deve schiantarsi e metter fine alla propria corsa,mentre può avvenire l’eco finale,forte,perenne del tuono oltre l’universo, nell’infinito splendore della notte,dell’ignoto,qual’è la mente umana.così può dar inizio a quella che è la giusta sofferenza della cattiva indole del lampo.così la donna è salvaguardata dal limite del destino:non può creare nulla di peggio della crudele commiserazione riflessa nella propria natura. e ciò non può consentirle di redimere gli ultimi frammenti di quel che era solita essere ma  che  con meticolosa ira data da una alta dose di panico e follia,insicurezza e abbandono distrusse. così il cielo e lei sono intoccabili,ma vuoti e insoddisfatti.ma ella è più fortunata:il proprio raziocinio è intatto;come ciascun sentimento affine, può proseguire il suo decorso grazie a quel che ha potere di annularsi dato il proprio rilievo,che è nulla,se non apparenza.perciò non le resta che scivolare via a braccetto con un senso di malinconia soffocante,realizzando la propria stupidità ,debolezza,sensibilità.e come ripetendosi che quel destino la renderebbe immune a quelle ferite di disperata passione con uno sguardo,dandole l’orgoglio e il sostegno d’esser donna,capisce che egli non potrà mai assicurarle quello spirito,quella stabilità che la soddisfarrebbe e la incoraggerebbe a mostrare la propria bellezza. per cotal raccomandazione sarebbe restata passiva,scontenta,sottomessa ai suoi voleri e pigra,sorda al richiamo della giustizia. perchè costui non potrà mai guardare il volto della donna che muore per la sua inarrivabilità ma sopravvive pur di smorzarne gli angoli sittanto rigidi,illudendosi.costei lo amerà per sempre,eternamente grata alla involontaria protezione che gli offerse la sua natura incapace d’amare così teneramente,e non bisognosa di gratitudine immortale.Benchè egli vivrà in lei aleggiando dolcemente nelle pene d’amor perdute,non lui,ma lei stessa garantirà tenacia sufficiente da rendersi donna  come la amorevole ma insospettatamente sagace ed energica creatura che non ha mai cessato d’essere,seppur il suo lato più vacillante e incline al transfer abbia tenuto sopita l’indignazione di questa ampia sfumatura fiera e realista della propria caratterialità così a lungo da farla infine prevalere a cavallo della ragione e del buonsenso,ma anche della rassegnazione.così, insegnandole ad amarsi’a capire quanto vale,con la sua dignità,la sua essenza,la sua vita,la sua libertà di essere umano raziocinante, la sua forza interiore riapproprierà di se’ stessa quella che è oramai donna,trasferendo la sua mentalità da quella di uno spirito fatalista e sognatore a quello di un idealista concreto,riflessivo,tenace e autonomo. che è in grado di respirare con soddisfazione la propria autonomia leggiadra senza vedersi costretto a rinnegarla mai.

 every time I spent far of your heart seems like death into my soul

it’s like all the eternity damages to get rid of all my hopes,my memories,my happiness

as a thunder that runs behind a lighthing just to hurt the peacefullness of the heaven

as I hit myself for crying over spilled blood

thinking about you every second of my life

whatever destiny decides,it’s all a consequence of a cruel mercy

and as a result eternity returns too long to destroy only my surviving

the lighthing crashes by the universe

and the thunder goes further,to let lighting fair pain begin

into darkness

into everything is hidden in the unknown reality

into a human mind’s mysteries

i cannot try to murder whatever rests of the woman i used to be

and destiny cannot create anything worst than mercy.

heaven’s quitness is untouched

as i am

because all my thinkings are safe

as everything could go on

thanks to what has the power to delate its same influence

that really is nothing,just appereance.

then i slide away

a lonliness sensation taking my hand.

the hand of a week,foolish,sensible mind.

the one of who repeats itself  that you would

make it immune at all its wounds of desperate passion

in a glance.

and you could never take it that way.

you could never look at the face of a woman that

dies for you but it’s still alive.

because of your nature.

perhaps ‘cause you are that cruel destiny

that she is going to love forever

but i know now that you are never going to be able to love someone as i’ve done with you until now 

you are still living in my lost love grieves’ memories

you are not going to leave that place

but i loved you too dearly

you protected me uncounsciousnessly so many times

myself is going to teach me how precious and unique i am

power burns in me

into my life

into my temper

into my  unhussy morals

into my freedom of thinking creature.

i am enough important to let myself become better

but i learnt that you are not so

it’s just me who has the braveness to be a woman

i’ve never been before now

and i know i have always understood i should ever be

until i met you on my dirty and dark road

for the first time

and now i’m sure everything about you was wrong

now i could percieve the shining of my power

freedom

you are never going to have

to your attitudes that make

what you are always going to be

and you are never going to have the chance

to take better

just like me

by Fedez

Mandami una farfalla di A.Masciulli

Recensione di “ Mandami una farfalla” di Alessio Masciulli

Edizioni Falco

pag 236

prezzo di copertina 17 euro

“Mandami una farfalla” è il prosieguo del romanzo “Credevo bastasse amare”, dove l’autore, Alessio Masciulli, racconta una storia vera accaduta a Cugnoli (Pe) sei anni fa, un incidente stradale che ha tolto la vita alla sua ragazza di 25 anni, Silvia Luciani, dopo 11 anni trascorsi insieme. Un mese dopo si sarebbe laureata in psicologia con una tesi proprio sull’ottimismo e sul suo potere terapeutico nei bambini, non arrivando però mai al coronamento dei suoi progetti.


Della storia di Silvia all’epoca se ne parlò molto perché l’università di Chieti, nonostante lei avesse superato tutti gli esami tranne la discussione della tesi, si rifiutò di concederle la laurea per un cavillo burocratico costringendo la madre a presentare una pergamena fatta in casa da far firmare alla commissione, come ricordo dei sacrifici della figlia.
“Credevo bastasse amare” racconta ogni dettaglio, ogni momento della vita, della morte e dei giorni senza lei. Racconta come ci si ritrova soli e senza futuro da un giorno all’altro, come uno stupido incidente stradale causato da una bravata di gioventù di chi era alla guida, possa infrangere i sogni di una ragazza che si affaccia al mondo.
Il libro è stato portato nelle scuole, nelle università, in molte librerie italiane e nei luoghi dove poter arrivare il più possibile vicino ai ragazzi con un messaggio di amore per la vita e attenzione verso i pericoli della strada.

“Mandami una farfalla” riprende la narrazione di questa storia partendo dagli anni della solitudine e passando attraverso l’incontro di ragazze conosciute per caso su internet, tocca il tema dei social-network per marcare la loro colpa nel raffreddare i contatti umani. (continua…)

Ogni storia è caratterizzata dall’arrivo di una farfalla che, come un segno di speranza, giunge puntuale quando qualcosa prende la piega sbagliata. Il protagonista tramite una serie di coincidenze sfiora la vita di persone a lui finora sconosciute e si immerge nei loro racconti cercando di portare ottimismo e voglia di rinascita. Il suo sogno di diventare scrittore e le difficoltà che incontra nel suo cammino legano come un filo conduttore tutta la narrazione e anche quando per un’assurda circostanza incontra la nonna di una bimba di soli 8 anni in coma in ospedale per una caduta in bici, lui non si tira indietro per portare la sua farfalla anche a lei, raccontando la favola del suo primo libro proprio a quella bambina e anche in quel caso lei farà il suo dovere. Poi c’è Claudia, una ragazza per anni violentata dal padre che non ha mai avuto il coraggio di confessare il suo dramma a nessuno e una sera in un pub si apre al protagonista con il suo racconto sul quale un altro segno dal cielo scriverà il lieto fine. Anche quando arriverà Francesca, 45 anni, con la sua passione e voglia di sentirsi ancora amata un’altra farfalla metterà le cose a posto evitando il peggio. Dice l’autore: “Con questo libro ho voluto scrivere della mia rinascita, della positività, del coraggio, della voglia di rialzarsi sempre. Ogni storia finisce bene e tra i personaggi femminili alla fine, in un modo del tutto casuale e impensabile, ne arriva una che cambierà ancora di nuovo tutto. L’amore riesplode e la forza della vita torna a far sentire la sua incessante presenza.”

Il lettore viene preso per mano come fosse lui stesso il protagonista, gli vengono poste delle domande, gli vengono chiesti dei consigli, sarà lui stesso ad essere il centro di tutto. Leggere questo libro è come passeggiare in un bosco e aver e la sensazione di diventare leggeri come una foglia.
Un libro semplice, un libro che mette voglia di rimettersi in gioco.
Dice ancora l’autore: “sono stato ferito dalla vita, quando è morta la mia ragazza ho perso tutto e mi sono trovato a scegliere se vivere ancora o morire con lei. Ho scelto di vivere e il giorno dopo il suo funerale ho iniziato a scrivere. Ora sono pronto per lottare ancora inseguendo i miei sogni.”

Quel che resta del tempo di Daniela Quieti

“QUEL CHE RESTA DEL TEMPO” DI DANIELA QUIETI

“Quel che resta del tempo” di Daniela Quieti, prefazione di Aldo Forbice, è una delle novità editoriali di Ibiskos Ulivieri presenti al Salone Internazionale del Libro di Torino 2013 Premio Cultura e Territorio 9° Concorso Internazionale Autori per L’Europa.


Presso l’Associazione culturale “ I Colori della vita” venerdì “ 28 giugno , lo scrittore Alesssio Masciulli ha presentato la nuova opera letteraria della scrittrice e giornalista Daniela Quieti “ Quel che resta del tempo”. Si tratta di una raccolta di articoli scritti in momenti diversi ma collegati da uno stesso filo conduttore : il fascino del passato che resta tuttavia indelebile nella memoria individuale e collettiva. Antichi miti trasmessi dai nonni dai genitori pieni di struggente nostalgia, sapori, odori musiche le fanno ricordare momenti densi di interiorità, di riflessione, di antico sapere. Persone , tradizioni, leggende del tempo andato vengono evocate dall’autrice come testimonianza di una società in cui natura e liturgia si fondono in un unico grande patrimonio culturale. I ricordi sfiorati da una leggera malinconia, restituiscono alle giornate il ritmo lento e rassicurante scandito dalle stagioni, dalle ricorrenze religiose , dalle feste di paese , dalle reminiscenze storiche di una cultura prevalentemente contadina ancorata alla terra , ai suoi frutti, ai suoi sapori di cui l’autrice, nata e cresciuta in Abruzzo, conserva un’impronta indelebile. L’accurata analisi antropologica della realtà sociale della terra natia compiuta dall’autrice rende questo libro stimolante e di grande interesse e lo stile giornalistico coinvolge il lettore ; i particolari , la microstoria talvolta colpiscono più della narrazione dei grandi eventi.

A cura di Elisabetta Mancinelli